Il pensiero non è mio ma del grande Edgar Morin che con oltre un secolo sulle spalle mostra ancora lucidità e freschezza mentale invidiabili. Grazie a lui sono riuscito ad indossare gli occhiali della teoria della complessità e vedere un mondo molto meno lineare e prevedibile di quello che si pensa normalmente, ma anche più ricco di opportunità.
Questo l'ho sentito dire ad Edoardo Boncinelli qualche anno fa nella mia università ad un seminario di neuroscienze e riassume bene il punto in cui si torva il dibattito scientifico sui processi decisionali: sottovalutiamo molto l'importanza della dimensione emotiva nelle nostre vite, specie quelle professionali, ma possiamo cambiare le nostre credenze.
L'acqua in una pentola su un fornello acceso, dopo un po' andrà in ebollizione.Ti puoi fidare delle previsioni del tempo fino a tre giorni, anche se questo non ti metterà al riparo dalle bombe d'acqua. Non puoi prevedere i terremoti.
Come la mettiamo con una sentenza, un'azione comunicativa o di marketing? Non puoi usare lo stesso concetto di prevedibilità come se fosse un elastico o un etichetta da appiccicare ovunque.
La laurea è un trampolino, anche se tanti salti di successo sono avvenuti senza: cosa conta di più nella vita? Il "pezzo di carta" o una "bella testa"?
In un mondo che cambia in fretta le conoscenze e le competenze invecchiano rapidamente e imparare ad imparare cose nuove diventa fondamentale per non restare indietro e non prendere fregature.
Costruttivisti, alla Watzlawick, o costruzionisti come dice Floridi? Non saprei; mi accontento della base comune che poggia su una considerazione simile: sperimentiamo il mondo in maniera mediata dalle nostre credenze e sono poche le cose che vediamo tutti alla stessa maniera (come un semaforo e, facendo eccezione per i daltonici).
Se tutti gli umani ne fossero coscienti e curassero la loro comunicazione, avremmo un mondo diverso. Non siamo nati con la capacità di parlare, né di scrivere: è stata una costruzione evolutiva che spesso rende più difficile intenderci con il prossimo e che talvolta provoca autentici disastri.
Partita i.v.a., tasse, necessità di trovare clienti e far quadrare i conti: il resto sono solo ancore mentali. Certamente vendere un servizio non è come vendere un prodotto, ma questo significa solo che dobbiamo tracciare nuove strade.
La consulenza fatta a mano ed a posteriori è un lusso che nessuno si può più permettere: la conoscenza professionale deve costruire nuovi strumenti per aiutare le aziende a muoversi in un mondo sempre più complesso e veloce.
Quando la tua vita è attaccata ad una corda che ti lega ad un compagno si diventa una coppia. Ognuno può salvare o uccidere l'altro: si rischia insieme, si piange insieme, si esulta insieme. Così in montagna, ma anche nella professione. Nella mia almeno.
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